By Type
By Series
Ambientata nella monumentale distesa del Lingotto Fiere, cattedrale industriale della cultura torinese, l’ultima edizione di C2C Festival ha riaffermato il proprio ruolo come una delle piattaforme più lungimiranti d’Europa per il sound “radicale”, le sperimentazioni avant-pop e le performance più all’avanguardia. Per due notti intense, lo spazio si è trasformato in un organismo vivo – risonante, luminoso, quasi pulsante – in cui la musica non è stata semplicemente eseguita, ma abitata.
Sul fronte audio, Losito Music Service ha realizzato un’architettura tecnica capace di rispondere all’ambizione artistica del festival. Il sistema audio è stato progettato e costituito con:
Main L/R: 24 VIO L212
Sub: 44 VIO S218 in configurazione end-fire
Outfill (appesi): 16 VIO L1610 (8 per lato)
Outfill (ground): 8 VIO L208 (4 per lato)
Frontfill: 10 VIO L208
Delay L/R: 16 L212 (8 per lato)
Non si è trattato di un semplice rinforzo, ma della costruzione di un vero e proprio paesaggio acustico. I cluster principali hanno garantito un suono autorevole, chiaro con grande headroom; gli outfills appesi e in ground hanno esteso l’energia in modo omogeneo lungo tutto il padiglione; i frontfill hanno assicurato la giusta intimità dove la prossimità è fondamentale; le torri di delay hanno preservato coerenza e intelligibilità anche nelle zone più appartate. In complemento a tutto l’insieme, i sub end-fire da 44 unità hanno scolpito un campo di basse frequenze muscolare ma meticolosamente controllato – il tipo di basso che non si limita a muovere l’aria, ma muove le persone.
Sul piano artistico, il festival ha presentato una line-up che spaziava da sound designer elettronici proiettati al futuro a live act che sfidano i confini, fino a producer visionari provenienti da tutto il mondo – un autentico mosaico del suono del XXI secolo. Debutti esclusivi, collaborazioni rarissime e artisti di fama internazionale hanno costruito un programma che ha sfumato i confini tra club culture, esperienza da concerto e arte contemporanea. Il festival ha abbracciato con decisione la propria identità: eclettica ma precisa, dirompente e al tempo stesso curata in ogni dettaglio.
In tale contesto, la sfida per i team audio era consistente: catturare il dettaglio poetico delle performance più sperimentali, senza rinunciare alla forza fisica della grande elettronica live. E il sistema si è dimostrato all’altezza, offrendo insieme finezza e impatto. Flussi e paesaggi sonori sono stati estremamente vari: trame sonore scintillanti, ritmi frantumati, voci sussurrate e drop sismici hanno convissuto senza compromessi.
Nel grande volume del Lingotto Fiere, il setup non era pensato solo per sostenere la visione artistica, ma anche per amplificarla. Il pubblico non è rimasto spettatore: è stato immerso, avvolto, trascinato in un flusso condiviso. Il risultato è stato un festival in cui il suono è diventato ambiente e la musica un’esperienza che coinvolge i corpi.
Un’edizione di riferimento e un benchmark di come il sound live contemporaneo può brillare quando è guidato da una visione artistica chiara.
